L’annuale solennità di Tutti i Santi è una proficua occasione di rispondere alla chiamata di Dio rivolta a tutti noi cioè alla santità. Propongo a tutti noi una riflessione sulla vocazione per il Paradiso a partire dall’odierna società liberale-consumistica.

La prima riflessione si concentra sulla potente pressione della società liberale che influenza la comunità cristiana e si ripercuote sulla vita spirituale dell’individuo. Liberalismo è un atteggiamento che propone e tende verso le dottrine e prassi opposte alle regole assolute cioè non conferite da nessuno ma acquistate per il diritto divino (es. esistenza di Dio, 10 comandamenti, Vangelo, i principi morali, matrimonio, ect.). Queste regole sono messe in questione e negate per favorire la libertà d’azione del singolo individuo. Questo ultimo acquisisce così detto diritto del singolo con la facoltà di creare le nuove regole e leggi “morali” liberi da ogni responsabilità.  I nuovi diritti producono dalle azioni creando il principi morali concentrati sul tutto dovuto e la società senza doveri. Il postulato principale della società liberale è la libertà dalla qualsiasi costrizione ma in particolare vista come libertà da Dio e dai suoi comandamenti: “Diventerete come dei…” (cfr Gen 3,5)”, cioè sarete voi a decidere cosa è cattivo e cosa non lo è. Questo postulato è stato introdotto dentro la comunità cristiana e si esprime nell’educazione dei figli che possono decidere di andare o non andare in Chiesa dopo la prima comunione, cioè possono decidere della loro vita eterna e solo di questa. Tutto il resto devono fare…. I liberali con la proposta della non esistenza di Dio hanno negato l’importanza della legge divina e la presenza reale di Dio nei sacramenti, in particolare nell’Eucarestia. Di conseguenza l’assenza del peccato cioè della azione morale ha fatto sì che esse non sono più soggette al giudizio ma diventano soltanto l’espressione della libertà.

La seconda riflessione ci porta al consumismo. Questo invece è atteggiamento concentrato da una parte nell’acquisto indiscriminato di beni di consumo e dall’altra parte celebra le merci e i consumi come opportunità di realizzare la felicità. La felicità proveniente dall’acquisto, grazie al boom economico nella società, ha cambiato il significato della vita umana spostando l’accento dallo spirituale al materiale. I messaggi pubblicitari hanno cominciato sottolineare il contenuto di felicità, realizzazione e liberazione grazie alla cultura di consumo: le nuove merci vengono presentate come opportunità di cavalcare il progresso, di liberarsi dalle costrizioni della vita contadina, di accedere a un più alto livello di civiltà, a nuovi modi di essere donna, uomo o giovane. In realtà questa proposta viene celebrata nella felicità del bisogno di cose: come telefonino, computer, macchina, casa, vestiti di moda, vacanze; del bisogno d’essere: bello, affascinante, giovane (nessuno è vecchio! Tutti giovani), e del bisogno di fare: mangiare nei ristoranti di fascia premium, frequentare i gruppi di una maggiore influenza sociale, esprimersi in modo nuovo, avere il maggior followers nei social oppure essere un influencer nel campo dell’opinione pubblica. Questo tipo di società non ha bisogno di preghiera e vita spirituale (la messa domenicale) perché rappresenta la parte trascendentale dell’uomo, essa è sostituita con la celebrazione dello shopping domenicale, culmine del consumismo.

La terza riflessione ci porta a chiedere cosa è la santità di vita? Il Concilio Vaticano II parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e … seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (n. 41). Papa Benedetto XVI aggiunge che la santità è la pienezza della vita cristiana che consiste nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. È l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28). Il nostro obiettivo è la santità, cioè l’unione con Cristo. E questo obiettivo si realizza in quanto Cristo ci trasforma in se stesso. Don F. Blachnicki, fondatore del movimento Oasi Luce e Vita, spiega cosi l’argomento in questione: “essere santi significa edificare se stessi nel regno di Dio e consegnarsi [se stessi] a Dio [come] uno strumento. Se questo compito non viene portato a termine (…) tutto diventa un’illusione”. Altrove, Blachnicki, ha messo in guardia contro il senso soggettivista della santità (pseudo-santità, illusione della santità): “essere salvati significa essere in Cristo, e non essere santi nella consapevolezza soggettiva” cioè prendere parte del soggettivismo immaturo, l’egoismo assiologico, l’egoismo xobico, ecc., i quali devono essere fermamente rifiutati per poter crescere verso i valori più alti. La crescita personale verso i valori richiede, tuttavia, un aiuto, come l’aiuto di Dio (vita sacramentale, preghiera comunitaria, l’aiuto delle persone, educazione – catechismo).

Conclusioni e la proposta della Chiesa. Il motivo della sua esistenza è la fede nella resurrezione di Gesù e nella vita eterna. La legge della comunità è descritta grazie ai 10 comandamenti e le beatitudini che invitano a rispettare, amare e perdonare l’altro in ugual misura come Dio lo fa con noi. Il premio per una così condotta di vita terrena è vita eterna nell’al di là.

Evidentemente possiamo notare il conflitto tra liberalismo e la comunità della Chiesa nella negazione della legge divina e tra la comunità della chiesa e il consumismo che nega la realtà spirituale e trascendentale dell’uomo e vede nello sproporzionato consumo dei beni materiali la felicità dell’individuo.

La felicità secondo la società nella quale si trova la Chiesa e il credente sta nel confidare nei diritti dell’individuo, nell’abuso del potere di chi è più forte oppure nella maggioranza che propone e scavalca il buon senso indicando la felicità e senso della vita attraverso i beni materiali e nel loro sconfinato consumo. L’esistenza umana priva del riferimento al soprannaturale crea i rapporti interpersonali fondati sul diritto della persona creando il loro reciproco conflitto. Inoltre, negando la presenza del diritto divino e  nega di conseguenza l’imperativo morale rendendo la vita della società più soggetta alle leggi dei più forti (democrazia) e più ingiusta verso i deboli.

Papa Francesco nell’Enciclica Gaudete ed Exsultate dedica al tema della santità una piccola parte sottolineando aspetto fondamentale della cura che dovrebbe applicare la comunità della Chiesa influenzata dalla società liberale-consumistica: il vivere la santità. La sua proposta da una parte chiede di realizzare nella propria quotidianità quell’unità per cui si passa dalla contemplazione del volto del Signore alla concretezza del gesto di carità, e dall’azione per l’altro al mistero del Risorto come a sua radice. In altre parole: quello che credi mostra nella tua vita. Se credi che Dio ti Ama, tu Ama il prossimo che bussa alla tua porta con un concreto gesto di aiuto. E dall’altra parte il Papa mette in guardia di non di considerare le beatitudini come belle parole poetiche: esse vanno controcorrente e delineano uno stile di vita tanto diverso dall’odierno mondo liberale-consumistico.

La solennità di tutti i santi è l’occasione di fermarsi e riflettere e reagire contro la mondanità che piano piano entra nella nostra vita cristiana e rende le Chiese vuote dei credenti ed individui privi della vita spirituale e morale: così detti credenti ma non praticanti. Prendiamo l’esempio dalla vita dei santi che ci aiutano a cogliere la presenza di Dio nella vita della Chiesa e nelle persone all’esterno di essa. Tutti siamo chiamati alla santità e il nostro compito è proporre alla società liberale – consumistica una visione diversa della realtà che Giovanni Paolo II ha annunciato all’inizio del pontificato: “aprite le porte a Cristo, non abbiate paura,
spalancate il vostro cuore all’amore di Dio” perché “la nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose” (Fil 3, 17).

Buona solennità di Tutti i Santi.