Carissimi Genitori,
desidero scrivere a tutti Voi questa piccola pagina con una riflessione in prossimità dell’inizio del nuovo anno catechistico. È un semplice ricordo di un ideale che la Madre di Dio ci propone: Vegliare!
Veglio! Quanto è bello che nella nostra Pieve si sia trovata questa parola. Essa possiede una sua profonda genealogia evangelica: Cristo molte volte dice: “Vegliate” (Mt 26, 41). Nell’immagine della Madonna essa è l’elemento essenziale della risposta che desideriamo dare all’amore, dal quale siamo circondati nel segno della Sacra Statua.
La risposta a quest’amore deve essere proprio il fatto che io veglio! Che cosa vuol dire: “veglio”? Vuol dire: mi sforzo di essere un uomo di coscienza. Non soffoco questa coscienza e non la deformo; chiamo per nome il bene e il male, non li offusco; elaboro in me il bene, e cerco di correggermi dal male, superandolo in me stesso. Questo è un problema fondamentale, che non si potrà mai sminuire, né spostare su un piano secondario. No! Esso è dappertutto e sempre un problema di primo piano. È tanto più importante, quanto più numerose sono le circostanze che sembrano favorire la nostra tolleranza del male e il fatto che facilmente ci assolviamo da esso, specie se così fanno gli adulti.
Miei cari amici! Sta a noi mettere una ferma barriera all’immoralità, una barriera – io dico – a quei vizi sociali, che non chiamerò qui per nome, ma dei quali voi stessi siete perfettamente a conoscenza. Ciò dovete esigere da voi stessi, anche se gli altri non lo esigessero da voi. Le esperienze storiche ci dicono quanto costò a tutta la Nazione l’immoralità di certi periodi. Oggi quando lottiamo per la futura forma della nostra vita sociale, ricordate che questa forma dipende da come sarà l’uomo. Dunque: vegliate!
Cristo ha detto agli apostoli, durante la preghiera nel Getsemani: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26, 41).
Veglio vuol dire inoltre: vedo un altro. Non mi chiudo in me, nella stretta cerchia dei miei propri interessi, dei miei propri giudizi. Veglio vuol dire: amore del prossimo; vuol dire: fondamentale solidarietà inter-umana.
Quest’anno ormai è segnato dall’immagine della Madre della Consolazione perché saremmo invitati per i Decennali i quali ci ricordano che il dono di fede di questo luogo nasce nell’antichità e viene trasmesso a tutte le generazioni compresa la nostra. Davanti alla Madre della Consolazione desidero ringraziare per tutte le prove di questa fede vissuta in vari momenti della storia del nostro paese con diverse forme di devozione.
Che questo dono della fede non cessi nella terra rapolanese. Che si confermi costantemente quel “veglio, che è una risposta alla presenza della Madre di Cristo nella nostra famiglia dei rapolanesi uniti ogni domenica davanti all’altare del Figlio.
Termino questa mia riflessione con un’altro ancora più profondo significato del verbo vegliare. Veglio significa anche: mi sento responsabile di questa grande comune eredità, il cui nome è Rapolano. Questo nome definisce tutti noi. Questo nome obbliga tutti noi. Questo nome costa a tutti noi.
Invoco su tutti Voi la benedizione del Signore e intercessione della Sua Madre.
Chiesa di s. Francesco, 06.10.2019
Don Mario