Riflessione d’Epifania
Vorrei cominciare la nostra riflessione dell’Epifania con una provocante domanda: “La stella di Betlemme è frutto dell’immaginazione di S. Matthew, potrebbe essere stato un vero fenomeno astronomico”? Questa questione affascina molti astronomi che oggi scrivono libri sull’argomento. Uno di loro, il prof. Mark Kidger, nel 1999, ha pubblicato un articolo in cui afferma che il fenomeno astronomico che ha affascinato i saggi d’Oriente potrebbe essere stato un fenomeno estremamente raro, vale a dire la congiunzione di Giove e Saturno tre volte in un anno nella costellazione dei Pesci. Una tale disposizione si vede solo una volta ogni 800 anni. Nel 7 secolo a.C tuttavia, è apparso tre volte: il 29 maggio, il 1ottobre e il 5 dicembre. Non era solo un fenomeno intenso nel cielo. Potevano anche essere interpretati in chiave astrologica, in quanto Giove era considerato il pianeta regale, Saturno associato a Israele, e la costellazione dei Pesci segnava l’inizio di una nuova era. Così, i maghi potevano leggere il segno nel cielo come la nascita di un nuovo re ebreo, a maggior ragione se conoscevano le profezie ebraiche e le attese. D’altra parte, Marco Polo, mercante e viaggiatore veneziano, in viaggio verso l’Estremo Oriente nel XIII secolo, si imbatté nella traccia dei tre re. Lo ha notato nel suo libro, Descrizione del mondo: C’è una città di Saveh in Persia, dalla quale uscirono tre Magi, quando andarono a rendere omaggio a Gesù che spiega la storicità del fenomeno nel cielo, la stella di Betlemme.
Cosa possiamo imparare dai Magi? Quando Gesù nacque a Betlemme di Giudea durante il regno del re Erode, ecco, i magi dall’est venne a Gerusalemme e chiese: “Dov’è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo”. Chi erano i saggi? Sappiamo che erano saggi uomini che conoscevano le profezie sul Messia. Erano guidati dalla stella, ma ancora non sapevano dove si trovasse esattamente il bambino; ma sapevano che questo bambino sarà il futuro re sono andati a cercarlo nel palazzo reale al re Erode.
Matteo evangelista descrive il loro desiderio di adorare il Bambino che è il Re dei Giudei. Non hanno risparmiato tempo o fatica. Hanno riconosciuto nel Bambino una persona più degna di loro, da accogliere e da donare. Sapevano a chi stavano andando. I saggi si rallegrarono nel cercare il Messia. Nella sincerità dei loro cuori si prostrarono con la faccia a terra e Lo adorarono. Hanno anche portato doni preziosi. A loro non è nemmeno venuto in mente di vedere il piccolo futuro re come una minaccia per se stessi. Erano felici che fosse nato qualcuno più forte, più grande di loro. Le loro intenzioni erano pure. Com’era diverso Erode. Non sapeva nulla, anche se era più vicino a dove era nato. Aveva saputo del re appena nato dai saggi, e come aveva reagito? Era terrorizzato e, come sappiamo dagli ultimi versetti del Vangelo, era menzognero fin dall’inizio. Non voleva trovare il Bambino per adorarlo, ma lo considerava un rivale. Voleva trovarlo, per ucciderlo! Il potere era tutto ciò che contava per lui. L’egoismo lo ha chiuso alla conoscenza della verità e ha fatto nascere in lui la crudeltà. Ha ordinato l’omicidio di ragazzi di età inferiore ai due anni. È terribile!
Non incontriamo oggi atteggiamenti altrettanto estremi nei confronti di Dio, della Chiesa e di Cristo stesso? Ci sono ancora cristiani nel mondo che accolgono con gioia e piena fiducia il Messia, accolgono l’insegnamento di Dio e lo trattano come una luce che illumina il cammino della loro vita. In Gesù vedono il loro Salvatore, Signore e persino il Re dei loro cuori. La consapevolezza della sua presenza nella loro vita li aiuta, dà loro forza e dà senso. Sfortunatamente, è anche lo stesso di allora. Alcuni vedono in Gesù, in Dio, nella Chiesa, una grande minaccia al loro dominio sugli altri. Vedono una minaccia al loro orgoglio, egoismo, brama di potere. C’è un vuoto profondo nel loro cuore che vogliono riempire a modo loro sperimentando la natura umana. Uno di questi guerrieri che ha creato la propria ideologia, il concetto di superuomo, è stato il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Ognuno di noi sa dalla storia a cosa ha portato questa filosofia. A quali atrocità ha portato durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, non tutti sanno come quest’uomo abbia concluso la sua vita; un superuomo che ha rifiutato Dio, mettendosi al Suo posto, perché ha voluto decidere chi è il migliore, chi è il peggiore, chi ha diritto alla vita e chi no. Questo grande uomo ai suoi stessi occhi è morto in un ospedale psichiatrico, dove ha mangiato le sue stesse feci.
I re maggi non cercano il super uomo di Nietzsche ma il Dio incarnato e cosi lo riconoscono. CI invitano a prestare attenzione per la loro gioia e invitano di ammirare la loro fede: in un bambino indifeso trovato nella stalla riconoscono il Salvatore del mondo. Anche noi andiamo a Betlemme per adorare e ripetere la semplice preghiera di Gesù: “Gesù, insegnami a vederti nella mia semplice quotidianità”.
Riflessione di Capodanno
Sono le ultime ore dell’anno … è stato un 2022 denso di sorprese molte delle quali non piacevoli. La guerra in Ucraina – e le sue conseguenze economiche sul caro energia – ha dato una forte mazzata a famiglie ed imprese italiane, dopo due anni di Pandemia. È giusto dirci le cose come stanno, senza girarci intorno, senza far finta che i problemi non esistono. Perché purtroppo ci sono e sono pure pesanti. I rincari e l’inflazione si stanno mangiando il nostro potere di acquisto. È stimato (dagli studi di coloro che ne capiscono…) che 1 stipendio per anno si è volatilizzato per i rincari. Io penso che sia molto di più … perché quando la statistica ci fornisce dei dati, quei dati sono spesso superati dalla correntezza della vita reale.
La gente è nervosa, confusa, non ha riferimenti e molti hanno scarsa fiducia sul futuro.
Cosa bisogna pertanto fare? Esiste una via di uscita a questo vortice di difficoltà che ci attanaglia da 3 anni? Io non penso di avere alcuna soluzione magica ma credo di poter condividere con voi una certezza che viene da Dio.
L’evangelista Giovanni ci invita a fissare lo sguardo su Gesù. Sotto l’ispirazione dello Spirito, ha scritto per noi un inno in suo onore. Gesù Verbo è il cuore di ogni versetto dell’inno e il cuore di tutto il Vangelo.
Ci soffermiamo su alcune icone della parola che Giovanni trasmette. Ci sazieremo di loro e chiederemo allo Spirito che Gesù – la Parola, riempia tutte le nostre vite: menti, cuori e volontà.
Gesù – la Parola è “all’inizio” di tutto: delle nostre vite, delle nostre vocazioni. Desidera essere all’inizio delle nostre intenzioni, decisioni e azioni. Vogliamo dargli il primo posto nelle nostre vite?
Il Vangelo di oggi ci dice ancora una verità fondamentale. Io appartengo a Dio, la mia vita è orientata verso Dio. Viviamo tutti “nell’ambiente di Dio”. Dio è il Signore della storia e del tempo. “In principio era il Verbo… il Verbo era Dio”. La storia del mondo è partita da Dio e la storia del mondo è orientata verso Dio. Siamo alle soglie di un nuovo tempo. Questa volta si chiama 2023. Anche questa volta si sta muovendo verso Dio. Questo è anche il tempo che ci è dato perché possiamo riconoscere la Parola, la presenza di Dio nella nostra vita. Devo ricordare che il Verbo-Gesù ha portato la luce della fede. Questa luce mi dice che anch’io mi muovo verso Dio con la mia vita. È Dio il Signore della storia. Anche la mia storia.
La certezza che ho condiviso con voi è questa: se metteremo Gesù al primo posto, tutto ritrova il suo posto.
Auguriamoci il nuovo anno 2023 anno di una costante preghiera e lettura del Vangelo perché se avremo la fede avremo tutto e non ci mancherà niente. Che il Signore si benedetto in questo anno domini 2022.
Riflessione natalizia
Giovanni Pico della Mirandola stese per Lorenzo dei Medici una interpretazione della creazione del mondo. Nel celebre libro Homini Dignitatis seguito da Heptaplus scrisse che all’inizio della creazione Dio Padre si rivolse ad Adamo: “O Adamo, non ti ho dato né una sede determinata, né un aspetto tuo particolare, né alcuna prerogativa a te solo peculiare, perché quella sede, quell’aspetto, quella prerogativa che tu desidererai, tu te le conquisti e le mantenga secondo la tua volontà e il tuo giudizio. La natura degli altri esseri, stabilita una volta per sempre, è costretta entro leggi da me fissate in precedenza. Tu invece, da nessun angusto limite costretto, determinerai da te la tua natura secondo la tua libera volontà, nel cui potere ti ho posto. Ti ho messo al centro del mondo perché di lì più agevolmente tu possa vedere, guardandoti intorno, tutto quello che nel mondo esiste. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché tu, come se di te stesso fossi il libero e sovrano creatore, ti plasmi da te secondo la forma che preferisci. Tu potrai degenerare abbassandoti sino agli esseri inferiori che sono i bruti, oppure, seguendo l’impulso del tuo animo, rigenerarti elevandoti agli spiriti maggiori che sono divini”.
Questo testo ha suscitato un significante interesse nella storia della filosofia e teologia e farà in questo giorno glorioso di Natale del Signore in prospettiva dell’anno Mille del nostro tesoro la Pieve di s. Vittore da file conduttori.
Carissimi Amici Rapolanesi e Ospiti presenti alla nostra annuale festa natalizia, Padre Celeste nella sua eterna libertà ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e questa sta proprio nella libertà. Dopo diche rivolse a lui la sua eterna e amorosa parola: “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché tu, come se di te stesso fossi il libero e sovrano creatore, ti plasmi da te secondo la forma che preferisci”, così indicando e sollevando l’uomo al di sopra di qualsiasi altra creatura che dovrà agire e vivere entro le leggi stabilite! L’uomo è unico che potrà decidere del proprio presente e del proprio futuro cioè il destino. Potrà cambiare la propria storia e quella del mondo intero. Potrà costruirsi la vita secondo il proprio piacimento e secondo i propri gusti. Nessuno potrà avere su di lui il potere: l’uomo è uguale a Dio nella libertà!
È la libertà che porta Adamo alla scelta che cambierà radicalmente e per sempre la sua relazione con il Padre Creatore. Insieme con Eva decidono di rivolgere lo sguardo al tentatore che promise loro di essere come Dio e di far conoscere loro il suo segreto: la conoscenza del bene e del male. Il mistero dell’iniquità ottenebra il cuore dell’uomo che infrange il precetto divino girando lo sguardo verso il tentatore per cogliere l’occasione di diventare uguale a dio.
Da quel istante della estrema fiducia mostrata al tentatore, per Adamo, Dio Padre, innamorato dell’uomo, diventerà il giudice, e d’ora in poi verrà accusato di ogni male che l’uomo incontra nella strada della vita.
Il tentatore ci riesce non solo a rompere il rapporto tra l’uomo e Dio ma fa introdurre all’uomo il male nella propria esistenza, facendolo degenerare, abbassandolo sino agli esseri inferiori che sono bruti!
La fiducia data al tentatore ha avuto le sue drammatiche conseguenze con la venuta del mondo rovesciato dal peccato:
- Al dialogo con Dio si sostituisce l’espulsione dal luogo dell’intimità, il giardino simbolico dell’Eden.
- Al dialogo con la donna nell’amore subentra la violenza dell’istinto (uomo dominerà la donna)
- Al dialogo con la natura in un lavoro creativo di “custodia” e di coltivazione si contrappone un rapporto alienante col creato (con sudore e mangerai)
- Alla libertà dal peccato subentra la libertà di scelta.
Le tensioni, le fatiche, le ostilità che pervadono la storia non erano iscritte nel progetto di Dio, non nascono dal volere del Creatore, non risalgono alla creazione stessa. Sono invece il risultato della scelta perversa dell’uomo, sono il prodotto della sua libertà, che ha voluto sostituire alla morale divina una sua morale, decidendo cosa sia bene e male. E questo disordine drammatico si estende ora sopra tutta la terra e porterà l’uomo ai crimini grandi e violenti che hanno reso la vita dell’umanità piena di sofferenza, dolore e lacrime.
Adamo fidandosi del tentatore rimane illuso: invece di alzarsi sopra i cieli in realtà si ritrova sprofondato nella melma d’una palude. Chiamato alle altezze divine ed agli orizzonti altissimi, si ritrova imprigionato in un nodo di vipere.
L’uomo chiamato da Pico “la sintesi suprema di tutti gli esseri inferiori” è diventato lo scherno della stessa natura però non rimane mai abbandonato dal Creatore. Il Padre di nuovo viene verso l’uomo nell’immagine dell’Apocalisse. Questa volta la venuta viene rappresentata da “Una donna vestita di sole” che incinta dà alla luce un figlio il quale si scaglia “un enorme drago rosso” annunciando la vittoria del futuro Messia e la Sua Madre, Maria. Così il dramma della Genesi si trasforma in un annunzio di speranza. La lotta tra la stirpe del “seme” del serpente che sono i seguaci del tentatore e il seme della donna che invoca e rimanda il pensiero all’umanità vera e giusta prosegue fino alla fine del mondo. La seconda volta l’umanità, grazie a Maria Immacolata, avrà un’altra possibilità di ritornare al Padre non più come in Paradiso con il precetto di non mangiare dall’albero ma con una prova molto più difficile: accettare il figlio di Maria, concepito di Spirito Santo, come Figlio di Dio e Salvatore.
E di nuovo entrerà in campo la libertà dell’uomo. Dio rivolge la sua parola all’uomo non più come divieto (non mangiare) ma come un invito, interpellando così la nostra libertà: se vuoi, seguimi e collaborando con la mia Grazia, (chiedendo a me il perdono e mangiano il pane della vita che sono io) ti rigenererai elevandosi di nuovo agli spiriti maggiori che sono divini. È un progetto che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui esclusivamente attraverso i sacramenti.
In questa festa contemplando la nascita di Gesù e la Sua e la nostra Madre tutta bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere trasformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio. Guardiamo Lei, nostra Madre, per diventare più umili, e anche più coraggiosi nel credere alla Parola di Dio. Guardiamo a Lei e impariamo ad accogliere il Suo Figlio Gesù come Figlio di Dio e Salvatore e come disse papa Francesco: impariamo da Maria ad accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace.
Usiamo con grande saggezza il dono della libertà e collaborando con la grazia di Cristo rendiamo le nostre vite al servizio di Dio. La prospettiva del millesimo anno della Pieve ci aiuta rendere l’omaggio ai nostri antenati che ci hanno trasmesso la fede in Gesù e dandoci la Madre hanno incarnato la Cana di Galilea in questa Pieve dove la Madre è sempre attenta a tutti noi e parla con voce piena di fiducia: fate quello che vi dirà.
Benedetto e Santo Natale del Signore