Cos’è la partecipazione consapevole alla Messa?

La partecipazione cosciente all’Eucaristia vuol dire di essere presenti durante la passione e la morte di Gesù. In questo particolare momento atemporale a Gesù diamo tutto, tutto il male e tutta la nostra miseria, e allo stesso tempo cerchiamo di unirci al suo amore, che impariamo e condividiamo con ogni persona e con tutta la creazione. Alla fine della messa sentiamo le parole: “Va’ nella pace di Cristo”, o come si diceva in passato: “Va’, il sacrificio continua”. Ciò significa che ora devo fare ciò che Gesù ha fatto per me, per coloro che il Signore ha messo sulla mia strada. Cioè, per amore, a costo del dolore e della sofferenza, attraverso il bene, dai la tua vita per il bene dei tuoi fratelli e sorelle. E poi provo la guarigione. Nell’Eucaristia, questo amore viene riversato su di noi così abbondantemente, ma non sempre riusciamo a riceverlo. Ma se impariamo a partecipare consapevolmente all’Eucaristia, allora ogni giorno sempre di più, goccia dopo goccia, l’amore di Dio scorre dentro di noi. Come un uomo in ospedale riceve una flebo e grazie a questo il suo corpo riprende a vivere, anche durante l’Eucaristia, una goccia d’amore dopo una goccia d’amore contribuisce sempre di più alla nostra guarigione. Naturalmente, a condizione che condividerò questo amore con un’altra persona. Tuttavia, se, nonostante la partecipazione all’Eucaristia, non condivido il mio amore, ma lo tengo solo per me, allora muoio spiritualmente. Poi si avverrà il proverbio: “prega sotto la statua ma il diavolo ha dietro la pelle”. Qualcuno ha detto, che la Parola di Dio che ascoltiamo, o l’Eucaristia a cui partecipiamo, converte il mio cuore o lo rende meno duro. È indurito quando accettiamo e non diamo. Per analogia: il Mar di Galilea e il Mar Morto. Il fiume Giordano scorre in entrambi, portando la vita. Nel Mar di Galilea, che riceve l’acqua e la restituisce, brulica di vita, mentre nel Mar Morto non c’è vita simile. Non c’è, non perché la vita non lo influenzi, ma perché c’è chiuso, cioè accetta ma non restituisce. È lo stesso con l’amore. Se sono all’Eucaristia, l’accetto e la condivido con tutti – comincio a vivere e purificarmi. D’altra parte, se solo accetto e non do, muoio.

Le parole che pronunciamo al momento della comunione: “La comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per me giudizio di condanna, ma per tua misericordia, ” si applicano anche a questa situazione?

Spesso applichiamo queste parole al peccato per non ricevere la Santa Comunione in un peccato grave, ed è vero. Ma riguarda anche la nostra apertura all’amore. Se vengo all’Eucaristia e sono incompatibile con un’altra persona, cioè non c’è amore in me, l’Eucaristia, che è il sacramento dell’amore, mi accuserà della mancanza di amore nel mio cuore. Pertanto, solo chi è aperto all’amore ha diritto all’Eucaristia. Non è un caso che S. Giovanni nel Vangelo non istituisce l’Eucaristia, ma la lavanda dei piedi dei discepoli da parte di Gesù! È il servizio, cioè il mostrare amore ad un’altra persona, che mi dà potere e mi rende capace di accettare le grazie e i doni di Dio che hanno la loro fonte nella Santa Messa. Altrimenti non sono in grado di accettare questo amore.

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