“La coscienza è l’unica compagna dei giorni difficili”.

Ha conseguenze spesso catastrofiche la guida contromano, specie se viene a verificarsi su strade a scorrimento veloce e autostrade: sono numerosi i casi di automobilisti distratti dal telefonino o in uno stato psicofisico alterato che hanno percorso chilometri e chilometri nel senso di marcia sbagliato, talvolta causando paurosi incidenti.  Per combattere questo fenomeno, le aziende automobilistiche hanno sviluppato la tecnologia “Wrong Way Alert”, un allarme progettato per avvertire dell’imminente pericolo il guidatore che imbocca inavvertitamente la strada contromano.

Leggendo questa informazione mi è venuta in mente l’idea di scrivere queste poche righe sul sistema d’allarme che fa parte della natura umana: la coscienza.

Secondo l’ipotesi di un noto scienziato dell’Università del Surrey, Johnjoe McFadden, che basandosi su noti fatti scientifici, dichiara: “la coscienza potrebbe essere l’esperienza dei nervi che si collegano al campo elettromagnetico generato dal cervello – sostiene il ricercatore – e tutto questo guida il libero arbitrio. Sappiamo che le funzioni cerebrali dipendono dalle interazioni dei neuroni e l’organo cerebrale, e sappiamo anche che i segnali elettrici che vengono prodotti a tale scopo formano un campo elettromagnetico, rilevabile tramite tecniche di scansione cerebrale come l’elettroencefalogramma (EEG) e la magnetoencefalografia (MEG)”. La scoperta dell’universitario potrebbe essere confermata dal punto di vista materiale dell’esistenza di un “organo” capace di avvertire l’uomo sulla valenza morale delle vastissime scelte nell’arco della vita. La scoperta di quel campo magnetico potrebbe essere anche una possibile la risposta a uno degli enigmi più significativi della scienza. Come afferma lo stesso McFadden: “questo campo dipende dagli stessi messaggi che costituiscono una persona, ogni pensiero, movimento e processo e di conseguenza rappresenta il nucleo della coscienza. Saranno necessari ulteriori studi per dimostrare questa teoria, ma sono molto ottimista sul potenziale di questo pensiero”.

Qualche anno fa un ricco finanziere voleva promuovere lo studio di rilievo pubblico all’intersezione tra scienza e religione: esistenza della coscienza. La formula era quella della competizione-collaborazione e il compenso pari a 20 milioni di dollari. Le scoperte da una parte si collegano alla scoperta del nostro Professore e dal altra portano anche alcune novità: processo di selezione e di condivisione cerebrale sia ciò che chiamiamo coscienza.

Dall’atro canto la coscienza è quella cosa che scompare quando andiamo a dormire la sera e ricompare quando ci svegliamo la mattina. La nota definizione non direbbe quasi nulla a un computer intelligente o a un marziano. Per noi invece è familiare. Sappiamo bene che la coscienza intesa in senso non morale ma di consapevolezza dell’ambiente e di noi stessi è qualcosa di connaturato al nostro stesso esistere e che sembra diminuire o scomparire, per esempio, nel sonno, nell’anestesia o nel coma.

Guardiamo la coscienza come “organo” morale dell’uomo.

Cosa fa la coscienza? È un “organo” che fa distinguere sé stesso come un oggetto in un mondo di altri oggetti esterni a lui. Coscienza aiuta a capire il nostro posto nel mondo, ci aiuta a capire se è più o meno centrale; è fondamentale per la nostra comprensione dei prerequisiti del comportamento culturale e sociale, di quel che sia per la psicodinamica dell’individuo. Parliamo allora di quell’ordine sociale umano che è sempre un ordine morale. In questo caso è la capacità dell’uomo di avere coscienza di sé e di sviluppare tale coscienza dell’altri. L’uomo, a differenza degli animali, agisce in un universo, che egli sta scoprendo e lo rende intelligibile a sé stesso. La coscienza è lo strumento dei principi e valori morali comunemente accettati che organizza la gerarchia dei valori umani e che a loro tempo organizzano e distinguano la vita dell’individuo e della sua società del resto dell’Universo e del mondo animalesco. La coscienza non solo porta rispetto alle leggi naturali (ecologia) ma soprattutto fornisce le nuove leggi che riguardano il mondo animalesco con delle norme trascendentali. È questo che distingue in maniera decisiva l’uomo dall’animale.

La coscienza di sé e la previsione delle possibili conseguenze delle scelte, svelano il tremendo dono della libertà e della responsabilità. L’uomo si sente libero di dar esecuzione a certi suoi progetti e lasciarne altri in disparte; prova la gioia di essere padrone, anziché schiavo, del mondo e di sé stesso; ma la gioia è temperata dal senso di responsabilità (rubare la più evoluta macchina da la soddisfazione di guidarla); sa che deve render conto dei suoi atti: ha acquistato la conoscenza del bene e del male. Questo è un carico terribilmente pesante da portare; nessun animale deve far fronte a niente di simile. Vi è un tragico conflitto nell’anima dell’uomo; e, fra le imperfezioni della natura umana, questa è molto più grave che i travagli del parto.

Dostoevskij, scrisse che la “bellezza salverà il mondo”. Purtroppo, l’uomo è sempre stato capace di descrivere l’inferno in modo più convincente del paradiso e neppure il Beato Angelico fece eccezione alla regola. Probabilmente perché Dio li ha tolto la memoria del Paradiso ma non ha tolto l’intuizione che esso esiste.

Eppure, l’uomo s’è anche innalzato, non è soltanto caduto; siamo, nelle parole di Muller “scimmie frettolosamente rifatte” ma, nonostante la fretta, il processo evolutivo è riuscito a compiere qualcosa di più che fornire alla scimmia rifatta quanto occorre alla sola sopravvivenza: ha impiantato in noi straordinarie tendenze verso l’attualizzazione di noi stessi, la trascendenza, la bellezza e la rettitudine. L’ Homo sapiens non è soltanto l’unico “animale” capace di fabbricare utensili ma è anche l’unico animale etico. Questo deve alla coscienza.

A questo punto il rimorso di coscienza non è roba da psichiatri ma il vero invito di Dio di agire il maniera moralmente corretta. Sarà anche il seme paradisiaco della vera natura umana sopravvissuta dopo il peccato originale o come anche il residuo della vera libertà seppellita grazie alla disobbedienza verso Dio. È questa che produce in noi il senso del peccato.

Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta invita a prendere coscienza dei nostri peccati e di confessarli al Signore perché ci doni il suo perdono. Commentando il Vangelo di Luca, dedicato alla reazione di Erode alla predicazione di Cristo, il Pontefice nota che Erode non sapeva «cosa pensare» davanti a Gesù ma «sentiva dentro» qualcosa, che «non era una curiosità, ma un rimorso nell’ anima, nel cuore». E trae un insegnamento per noi, oggi: «Noi dobbiamo – permettetemi la parola – “battezzare” la piaga, cioè darle un nome. Dove hai la piaga? “Come faccio padre per tirarla fuori?” – “Ma prima di tutto prega: Signore, abbi pietà di me che sono peccatore”. Il Signore ascolta la tua preghiera. Poi esamina la tua vita. “Se non vedo come e dove c’ è quel dolore, da dove viene, che è un sintomo, come faccio?” – “Chiedi aiuto a qualcuno che ti aiuti ad uscire; che esca la piaga e poi darle un nome”. Io ho questo rimorso di coscienza perché ho fatto questo, concreto; la concretezza. E questa è la vera umiltà davanti a Dio e Dio si commuove davanti alla concretezza». Quella concretezza, spiega il Pontefice, espressa dai bambini in confessione.

In ogni caso, ora ci sono curiosità e attesa nella comunità scientifica, filosofica e teologica. Tuttavia, pare difficile che avremo presto qualche risposta definitiva su quella cosa così preziosa ed elusiva che è la coscienza umana. Uno possiamo però affermare: niente che l’uomo è, è presente nella natura. Direi che l’uomo cerca disperatamente di imitare il suo Creatore proiettando sulle sue costruzioni la creazione perfetta creata da Dio – lui stesso.

Ritornando alla casa automobilistica dove si legge in una nota ufficiale: l’allarme si attiva “nel caso in cui si oltrepassino due segnali di ‘senso vietato’ su una rampa di accesso per strade a scorrimento veloce o autostradale”. La dotazione tecnologica di sicurezza della nuove macchine prevede anche frenata automatica di emergenza con riconoscimento pedoni e ciclisti, nonché sistema Evasive Steering Assist, che agisce sul volante per evitare le collisioni derivanti da eventuali veicoli che procedono a rilento o inaspettatamente fermi.

L’uomo però non è una macchina accessoriata di sistemi di emergenza che funzionano in tutti i casi. Non si riesce mai a programmare le scelte umane. Anche in previsione e in piena consapevolezza delle conseguenze tragiche l’uomo è capace di compiere l’azione moralmente cattiva e di rifiutare la responsabilità. L’organo della coscienza anche se evolutissimo è come una massa di pongo che deve essere plasmata e lavorata per svelare il bello che nasconde.

La coscienza morale è la capacità che consente all’uomo di emettere un giudizio pratico circa la moralità dei suoi atti individuali. La coscienza morale è come una “voce interiore”, che esorta e incoraggia, inquieta e interroga, rimprovera e accusa, approva e loda. La coscienza morale fa sentire la soddisfazione per il bene compiuto, e il rimorso per il male fatto.

Possiamo concludere che la centrale dell’agire umano, cioè la coscienza, ha in sé la funzione “Wrong Way Alert” con opzione “Evasive Steering Assist” che l’uomo vorrebbe installare nelle macchine per proteggere sé stesso e gli altri. A differenza delle macchine i sistemi di protezione sono una parte integrale dell’uomo non si attivavo con un pulsante. Per un giusto funzionamento la macchina viene programmata e provata sulla strada e nelle possibili simultanei situazioni reali. Il sistema umano non ha un pulsante d’attivazione ma è sempre in uso. Però ha bisogno d’essere formato e istruito attraverso la pratica. Il garante della costruzione adeguata dei valori umani sono i 10 comandamenti rivelati dal Creatore sul Sinai come unica possibile scuola alla perfezione ed al giusto funzionamento. Questi comandamenti garantiscono la giusta formazione della coscienza e avvisano la consapevolezza umana in anticipo prima delle dolorose conseguenze dell’impatto con la realtà che verrà creata grazie al nostro libero agire.