Carissimi, Papa Francesco scrive nella lettera “Il mirabile segno del presepe”, il quale suscita stupore e meraviglia. Questa meraviglia da più di 1000 anni è vissuta nella terra rapolanese e da 800 anni è stata rappresentata nell’evento della nascita di Gesù: il Presepe. Questo costruito nelle case equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.

Perché benedire le case? La risposta si trova all’interno del presepe per la prima volta rappresentato a Greccio da s. Francesco. Gesù accolto da Maria e Giuseppe non ha reso la vita degli sposi più facile e semplice. Non ha risolto e non ha migliorato le loro vite come si pensa oggi. Francesco ha intuito la nascita di Gesù in un altro modo: ha desiderato dimostrare la speranza di poter vivere la vita in servizio di Dio attraverso Eucarestia: il cuore del presepe. Qui il cuore del Francesco comincia a palpitare quando vi deposto non la statuina di Gesù Bambino ma una vera famiglia con il figlio appena nato al centro. Il Poverello ha colto la verità nascosta nel presepe: Dio si presenta in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Un Dio che nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque.

Il motivo della benedizione delle famiglie svelato da Francesco nel presepe fa parte del dolce invito ed esigente processo di trasmissione della fede che ha il suo centro e pienezza nell’Eucarestia. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, eucarestia ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, ed a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità. Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” (eucarestia – significa rendere grazie) a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli ma formando insieme una “Chiesa domestica”, la famiglia. Questa è testimone privilegiato dell’amore di Cristo. La benedizione della famiglia è quindi un gesto d’amore e di cooperazione con Dio.

“Benedire” significa “parlare bene” (bene dicere) di Dio. La benedizione è quindi l’atto di fede. Ricevere la benedizione vuol dire portare Dio all’interno della casa, famiglia, cuore. Benedire la propria famiglia vuol dire porre il Signore al centro della sua vita quotidiana come lo facciamo nei presepi. Segnata da momenti di gioia, tristezza o prova, la famiglia verrà affidata a Dio attraverso la benedizione.

Rispondendo alla domanda: perché benedire? Significa accogliere e costruire insieme un presepe vivente dove Gesù presente nell’Eucarestia è al primo e al centrale posto nella casa.

Don Mario

Ecco il programma della Benedizione delle Famiglie

Carissimi, dopo la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione desideriamo rinnovare impianto l’audio alla Pieve per rendere sempre di più decorosa la Casa di Dio tanto amata da tutti noi.

Che il Signore vi renda merito per ogni gesto di carità e generosità.

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